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NON posseduto
Accesso online: https://iris.polito.it/handle/11583/2989632
Autore principale:Pozzi, Marco.
Titolo:La memoria della ingegneria alla luce delle digital humanities : come dall'archivio Filippo Burzio si accede al sistema della cultura piemontese, tra ingegneria e politica, tra economia e società, tra letteratura e filosofia / Marco Pozzi.
Note:Tesi di dottorato in Ingegneria meccanica, XXXVI ciclo, Politecnico di Torino, 2024
Tutor: Walter Franco
Abstract:La gestione della memoria nella società digitale pone ogni giorno nuovi problemi: da un lato i nuovi media favoriscono la gestione di grandi moli di dati, dall'altro proprio la mole di dati fa crescere gli interrogativi su che cosa si debba conservare e cosa invece dimenticare. In particolare, i contesti di una società dominata dalla tecnologia, e nello specifico dall’ingegneria, sono tali da privilegiare la dimensione razionale (e per moti versi a-storica) della memoria stessa. La scarsa sensibilità degli stessi curricula dell'ingegneria verso le scienze umane porta a sottovalutare il ruolo stesso dei saperi in una dimensione evolutiva e di contesto, analizzando solamente le peculiarità scientifiche e di progetto. Questa tesi, partendo da quanto si sta studiando a Politecnico di Torino intorno ai temi delle scienze dell'uomo e della società, cerca di proiettare le nuove dinamiche della cultura digitale in un contesto "politecnico", intendendo con questo termine un approccio multidisciplinare. La tesi tratta il tema della memoria digitale, analizzando come l'informatica stia cambiano il modo in cui vengono conservate, elaborate e tramandate le informazioni, fino a modificare il modo stesso in cui la specie umana costruisce la propria memoria. In questo senso l'informatica diventa un sistema di conoscenza. È allora necessario identificare i meccanismi propriamente tecnici dell'informatica, ma al tempo stesso riflettere su come questi impattino sulla memoria. È necessario trovare una sintesi nell'enorme quantità di bit conservati nei data center, bit che ormai ogni essere umano continuamente produce nella sua vita quotidiana. È necessario trovare nuove forme di narrazione, che sempre più attingono nella convergenza di musei, biblioteche e archivi, ambiti un tempo rigidamente separati. Il caso studio è relativo all'archivio di Filippo Burzio (1891-1948), ingegnere meccanico (laureato al Politecnico di Torino e qui vi ha svolto attività di didattica e ricerca), giornalista (primo direttore de "La Stampa" dopo la Liberazione), matematico, politologo. L'archivio, contenuto oggi alla Fondazione Burzio (http://www.fondazioneburzio.it), è stato migrato da Guarini al più moderno Memora, due software di gestione della conoscenza pubblica realizzati dal CSI-Piemonte, consorzio di Enti pubblici che dal 1977 gestisce i sistemi infornatici della Pubblica Amministrazione del Piemonte. Il caso dell'Archivio della Fondazione Filippo Burzio, andando oltre il mero trasferimento di bit fra due database, vuole essere l'occasione di proporre un modello di apertura di un archivio a una realtà metatestuale, che partendo da dati di archivio ne contestualizza le realtà culturali e storiche negli scenari della società piemontese. In questo nuovo contesto è da ripensare anche il ruolo dell'ingegneria, come evoluzione storica della conoscenza scientifica fin dall'industrializzazione del Piemonte nel XIX secolo e dalla nascita del Politecnico di Torino  
Altri autori:Franco, Walter.
Politecnico di Torino.
Collezione tematica:Tesi di dottorato di interesse storico-scientifico (Italia).
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